Se hai un granuloma cosa devi sapere e che cosa comporta non curarlo.
Non sono molte le patologie orali che i pazienti conoscono e temono, e quasi sempre sono correlate al danno immediato che possono provocare.
Purtroppo l’attenzione viene solo dopo che si è verificato il dolore e/o la perdita funzionale!
Oltre la carie (e il dolore!)
Tutti conoscono la carie e i suoi effetti dolorosi e distruttivi primari e molti la malattia parodontale (che in passato veniva chiamata piorrea) nelle sue forme più acute. Meno note sono le patologie croniche che creano un danno con una modalità più “lenta” e meno dolorosa. Talvolta affatto dolorosa, tanto da passare inosservata…
“Dov’è il problema?”
Se si ritarda troppo la diagnosi di una malattia cronica poi è più difficile trovare una soluzione terapeutica conservativa! Nel nostro caso il dente viene distrutto a tal punto che non è più possibile ricostruirlo, e una volta perso non resta che l’implantologia, il ponte tradizionale, o la protesi rimovibile…
Il problema spesso si localizza all’estremità delle radici dei denti ed è noto col nome di “granuloma”. È un’infiammazione cronica e quindi un effetto e non la causa del danno: è la conseguenza di una carie non curata subito.
I batteri si diffondono in profondità nel dente invadendolo completamente e distruggendo le cellule della polpa. Può succedere anche senza dolore, o con fastidi transitori e sopportabili, molto variabili d’intensità da caso a caso e anche nell’ambito della dentatura di uno stesso soggetto.
La fase successiva è una reazione dell’organismo, dato che il nostro corpo non può tollerare al suo interno la presenza di batteri o loro derivati e può reagire con modalità acute oppure croniche. Non che il dente stesso non faccia già parte dell’organismo, ma rappresenta – anche per la sua forma “a capsula” – un serbatoio d’infezione.
La polpa all’interno del dente si infiamma per prima al diffondersi dei batteri per poi andare in necrosi, dando un transitorio sollievo del dolore… che non è una guarigione!
L’infezione si estende
Ma da dove passano i batteri per diffondersi all’organismo se c’è la radice ancora integra? Molto prima della completa decalcificazione cariosa (che continua a procedere dalla corona del dente fino alla radice) ci sono altre “vie” naturali percorribili, e sono quelle porosità (forami) presso le estremità delle radici attraverso le quali – in condizione di salute e normalità – piccoli vasi sanguigni e nervi comunicano con i canali radicolari e la polpa dentaria.
Con il procedere dell’infezione quelle porte diventano a senso unico “in uscita” dal dente, trasformandolo di fatto in un iniettore di sostanze estranee e non gradite all’organismo: residui della polpa andata in necrosi, infezione batterica, tossine.
I Granulomi
I pazienti quasi sempre vengono a conoscenza dei granulomi prendendo visione di una radiografia eseguita dal dentista in occasione di un controllo, magari su un dente che in precedenza aveva dato qualche fastidio o dolore, poi passato da sé.
E spesso il paziente, quando sente parlare di granuloma si spaventa quasi da fobia, perchè come tutte le patologie che terminano con OMA, il paziente gli associa immediatamente a un male più grave e serio…(Carcinoma…).
Il dolore può essere completamente assente, oppure un fastidio che si accentua alla palpazione della guancia in corrispondenza della radice del dente in causa. Ma le riacutizzazioni sono frequenti e non è possibile prevedere quando potranno insorgere: quando il rapporto tra virulenza dei batteri e difese dell’organismo diventa a noi sfavorevole entrano in gioco gonfiore, dolore, funzione compromessa, risentimento linfonodale e anche generale con febbre.
Ma, ripetiamo, un granuloma non è la malattia in sé, ma il segno dello stadio avanzato del processo distruttivo iniziato con una piccola carie mai curata (o mal curata)! Anzi, il granuloma rappresenta un tentativo di difesa per arginare il problema.
L’organismo in altri contesti ne produce; anche in caso di piccoli corpi estranei cerca di incapsularli e isolarli fisicamente con una palizzata fibrosa, per poi fagocitarli (riassorbirli) oppure espellerli.
La tendenza di un granuloma è quella di crescere in risposta allo stimolo. Quindi se la causa continua a sussistere il granuloma continua a crescere, e può raggiungere dimensioni importanti imponendo la sua presenza a scapito dell’osso mascellare. Per questo sono visibili in radiografia: sono il negativo della lacuna ossea che si sono ricavati nei pressi del dente infetto, per presidiarlo.
Cosa succede se non si interviene?
Nonostante queste considerazioni un granuloma apicale non ha nessuna possibilità di risolvere il problema di un dente infetto, essendo una reazione allo stimolo patogeno che non prevede azioni “riparative”: il dente che si sta consumando per la carie continuerà fatalmente fino alla distruzione completa della sua struttura, radice compresa… anche per opera del granuloma quando gli stessi tessuti del dente verranno riconosciuti come corpo estraneo!
Riassumendo, un granuloma significa:
- c’è un danno avanzato al dente, che è diventato un “serbatoio d’infezione”
- possibili riacutizzazioni della sintomatologia (ascesso)
- ingrandimento progressivo della lesione granulomatosa
- rischio di riassorbimento radicolare
- le chances di successo della cura del dente si sono ridotte a un livello critico
- rischio di malattia focale dovute alle tossine che passano in circolo.
Quest’ultimo punto, conosciuto come focus o malattia focale, riguarda la possibilità che si instauri una “malattia a distanza” in organi importanti.
Sono situazioni rare se riferite strettamente a un granuloma apicale, benché trascurato. Si tratta però di malattie gravi per la loro tendenza a diventare autoimmuni e quindi automantenersi. Se non venissero diagnosticate in tempo nella prima fase batterica possono dar luogo a malattie come endocarditi, glomerulonefriti, dermatiti, e nessun organo è risparmiato.
All’inverso, capita che un medico internista incarichi il dentista di una “ricerca foci” dentali in presenza di quadri patologici sospetti.
Niente panico, c’è una cura!
Recuperare, salvandolo, un dente con uno o più granulomi è possibile, ed è auspicabile che rappresenti la prima opzione di trattamento, essendo l’alternativa solo l’estrazione del dente e la sua sostituzione implantologica o solo protesica con un ponte che coinvolge i denti vicini.
L’intervento mirato, minimalista, minimamente invasivo, è il TRATTAMENTO ENDODONTICO che ha l’obiettivo di eliminare l’infezione annidata nel dente a ogni livello, togliendo quindi la causa che ha determinato il formarsi del granuloma. Il dente quindi GUARISCE nella sua struttura residua, quella che la carie non ha ancora distrutto, nel senso che VIENE RIPRISTINATO UN EQUILIBRIO BIOLOGICO, in parte conferendo inerzia ai canali interni, non più colonizzati dai batteri, in parte garantendo le condizioni perché il PARODONTO RIMANGA VIVO E VITALE.
Sarebbe auspicabile magari farsi visitare da un dentista specialista, ossia l’Endodontista, così come sarebbe auspicabile che il dentista generico riferisse i casi dubbi o difficili all’Endodontista. Una volta terminato il trattamento canalare il paziente dovrebbe ritornare dal proprio dentista per la ricostruzione finale del dente.
Dead or Alive?
I dubbi che un dente “devitalizzato”, benché recuperato e salvato sia uno sgradevole dente “morto” accanto agli altri denti vivi sono quindi infondati.
Prima di tutto la causa del danno pulpare sono i batteri della carie (o una frattura, o altre condizioni patologiche) essendo molto criticabili gli interventi “preventivi” sulla polpa sana. Soprattutto, però un dente trattato endodonticamente rimane un dente che ha ancora intatti (e vitali) i tessuti che lo connettono con l’osso delle mascelle, compresi quei recettori di pressione che un impianto non potrà mai avere…