Apertura della camera pulpare

Il dente è costituito da tre tessuti: lo smalto, la dentina e la polpa.
Lo smalto e la dentina rappresentano i tessuti duri del dente,mentre la polpa dentaria è il suo organo vitale .
Per avere accesso al tessuto pulpare infetto e poterlo eradicare completamente, è indispensabile progettare un adeguato disegno cavitario.
Esso consentirà non solo di eradicare il contenuto pulpare presente a livello della corona del dente ma, anche di reperire gli imbocchi canalari che consentiranno l’accesso al tessuto pulpare presente a livello delle radici .
Per queste ragioni,la preparazione corretta della cavità di accesso è un momento determinante del trattamento endodontico che puo’ influenzare sensibilmente la percentuale di successo terapeutico.
L’utilizzo dei sistemi di ingrandimento su occhiali o del microscopio in questa fase del trattamento aiuta a reperire gli orifizi canalari con maggiore facilità, poiché questi possono essere molto piccoli e/o poco visibili.
L’obiettivo è quello di reperire tutti i canali radicolari per poterne misurare la lunghezza e procedere con la sagomatura, la detersione e l’otturazione.
L’apertura viene eseguita solo dopo aver visionato una o più radiografie endorali dell’elemento da trattare per valutarne preventivamente l’anatomia.
L’accesso alla camera pulpare viene eseguita dalla superficie occlusale del dente, indipendentemente da eventuali processi cariosi presenti; si approfondisce fino ad incontrare lo spazio dove alloggia la polpa del dente.
La dimensione dell’apertura cavitaria risulta corretta quando permette all’operatore di individuare tutti gli imbocchi dei canali da trattare e poter facilmente rimuovere tutti i residui pulpari presenti.
Una cavità d’accesso troppo piccola può esporre l’operatore al rischio di non identificare gli imbocchi dei canali esistenti e lasciare del tessuto pulpare all’interno della camera o della radice, causa più comune di insuccesso del trattamento endodontico .
Al contrario, un’apertura della camera pulpare troppo ampia determina una rimozione eccessiva di struttura dentale causandone un indebolimento e predisponendolo alla frattura durante la masticazione.
Lo strumentario rotante per effettuare una corretta apertura camerale si divide in frese per smalto e per dentina. Normalmente si utilizzano delle frese montate su una turbina ad alta velocità per poter rimuovere i tessuti duri del dente quali lo smalto, mentre per la dentina si utilizzano frese montate su micromotore che gira al massimo a 40000g/m.
Normalmente con la fresa per turbina si tracciano i limiti entro i quali tutti i nostri strumenti lavoreranno, per poi approfondirsi con le frese a rosetta su micromotore alla ricerca del cornetto
pulpare più alto rispetto al piano occlusale, rilevato dalla radiografia preoperatoria. Tutto questo sempre al solo scopo di rimuovere solo la quantità di dente necessaria.
Queste procedure possono essere migliorate nella fase di rifinitura della cavità d’accesso con l’uso degli ultrasuoni, che permettono una rimozione minimalista e selettiva della dentina .
Tali procedure non sono dolorose se è stata effettuata una corretta anestesia locale del dente, se il dente è necrotico o già trattato.